MINERVINO DI LECCE

ORIGINI

Minervino di Lecce è un piccolo centro della provincia leccese adagiato nella Valle dell’Idro. Esso comprende le frazioni di Specchia Gallone e Cocumola.

Varie sono le ipotesi sull’origine della denominazione “Minervino”. Secondo alcuni studiosi, Minervino sarebbe stato fondato dagli Japigi nel luogo in cui avevano eretto un tempio dedicato a Minerva, la dea che compare anche nell’attuale stemma del paese.

Un’altra ipotesi presuppone che Minervino sarebbe stata fondata nel IX secolo, a memoria dell’antica Castro, un tempo chiamata ‘Minervium’, distrutta dai pirati Saraceni in una delle loro scorribande sulle coste salentine intorno al 1266; la città, poi, sarebbe stata costruita nell’entroterra, dove la popolazione scampata si sarebbe rifugiata.

In base alla morfologia del terreno, si evince che tutti i casali e i villaggi posti sia all’interno che all’esterno della fascia costiera adriatica siano stati distrutti e rasi al suolo diverse volte, non solo nel periodo dell’invasione dei Saraceni tra l’ VIII e il IX secolo, ma anche durante le dolorose vicende dell’invasione turca del periodo 1480-1481.

L’ipotesi più accreditata è quella che Minervino sia di origine romana: tale idea è avvalorata non solo dalla presenza in loco di antiche vestigia di tale periodo, ma anche dal rinvenimento di una strada la cui pavimentazione è molto simile a quella della via Appia, che da Roma si estendeva fino a Brindisi. Questa è, senza dubbio, l’espressione della presenza e della permanenza di un nucleo romano nel paese.

 

 

CHIESE, MONUMENTI E DIMORE STORICHE

Entrando a Minervino di Lecce, il primo particolare che colpisce è la presenza di numerose chiese, testimonianza storica di un particolare attaccamento della popolazione contadina alla fede cristiana.

La Chiesa Matrice, dedicata a San Michele Arcangelo, è ubicata nella piazza centrale ed è una delle più belle chiese rinascimentali del Salento. Edificata intorno alla metà del 1500, era considerata (e lo è tuttora) una chiesa destinata a raccogliere e a tenere unita tutta la popolazione. Molto belli sono i portali con degli intagli delicati, il ricco ed ampio rosone che richiama la Basilica di Santa Croce di Lecce, mentre di pregevole fattura è la maestosa campana di bronzo che, si racconta, sia capace, con i suoi veementi tocchi, di tenere lontani dal centro abitato i temporali più violenti. Pregevole da ammirare è l’abside maggiore in pietra leccese riccamente decorato, opera di Gabriele Riccardi che ha eseguito numerosi lavori nelle più belle chiese del territorio salentino, come Santa Croce a Lecce.

La Cappella dell’Addolorata, situata a poca distanza dalla Chiesa Matrice, risale al 1788, è molto piccola, a navata unica ed è impreziosita dalle tele attribuite ad Oronzo Tiso. La tela posta sull’altare maggiore fu trafugata intorno al 1980 e mai ritrovata. La cappella è attualmente di proprietà privata.

Di fronte alla chiesa madre, troviamo La Chiesa di Sant’Antonio risalente al XVII secolo. Mentre all’esterno la chiesa appare modesta, è all’interno che lascia di stucco per la sua ricchezza barocca: è ad unica navata con volta a stella e si possono notare svariate statue e tele di santi; è impreziosita da un pregevole altare maggiore sul quale è posizionato un dipinto del Catalano e un organo del 1733, opera di Carlo Sanarica. La chiesa è stata attualmente restaurata dalla Soprintendenza di Lecce e finanziata dal fondo edifici di culto. Poco distante, c’è l’annesso Convento dei Padri Riformati (1624-1628) con tratti tipici della semplicità francescana; mentre al piano terra vi sono ampi spazi per le attività comuni, al piano superiore troviamo le piccole celle dei frati con copertura a botte divise da stretti corridoi.

La Chiesa dell’Immacolata, detta anche Chiesa di Santa Lucia, è situata sulla via per Uggiano. Si può affermare l’esistenza di un una chiesa precedente iniziata a fine XVI secolo e poi andata distrutta; l’edificio attuale fu costruito fra la fine del XVII e inizi XVIII secolo grazie alle “pie elemosine”.

La Chiesa della Madonna delle Grazie, si trova sulla strada per Giuggianello. Essa presenta una volta molto particolare e un altare maggiore risalente al 1680, favolosa testimonianza del barocco leccese; la statua in cartapesta della Madonna delle Grazie è custodita in una teca. Caratteristica è la posizione della chiesa, che si erge su un piano molto più basso rispetto a quello del manto stradale e vi si accede scendendo dodici gradini. Vista la particolare forma scavata nella roccia, un tempo veniva usata come neviera ovvero come un posto in cui si cercava di custodire la neve che veniva presa dalla Sila.

La Chiesa di Santa Croce, si trova fuori dal centro abitato, presenta una facciata semplice con eleganti fregi. La sua architettura e le sue pitture sono testimonianza di stratificazioni di più epoche. All’interno è a croce latina, vi sono numerosissimi affreschi ed eleganti altari barocchi tra cui si distingue quello che conserva l’immagine affrescata della Madonna con il Bambino.

La Chiesa di San Pietro, situata nell’omonima Piazza, sebbene sia stata costruita nel  XV secolo presenta alcuni elementi tipici del barocco: questo è dovuto agli interventi di restauro. Famosa è l’epigrafe presente sull’architrave del portale laterale “Como lu lione et lo re della nimali cusì menerbino et lo re de li casali. A.D. MCCCCLXXIII.”, ovvero ‘Come il leone è il re degli animali così Minervino è il re dei casali’.

Concludiamo citando anche La Cappella di Santa Elisabetta: anche se oggi sul luogo non esiste più la cappella, troviamo ad accoglierci un’edicola con la raffigurazione della visita di Maria a Santa Elisabetta, che sormonta l’altare in pietra. In questo luogo si celebra la messa solo una volta all’anno il 31 maggio, l’ultimo giorno dedicato al mese di mariano.

Con un balzo temporale ci immergiamo nella Civiltà Megalitica rappresentata dal Dolmen “Li Scusi” e il Menhir “Monticelli”.

Il Dolmen “Li Scusi”, situato lungo la strada che collega Minervino a Uggiano la Chiesa, è nascosto tra gli alberi di ulivo (“scusi” in dialetto salentino vuol dire “nascosto”). Scoperto nel 1879, è il secondo in Puglia per dimensioni ed è uno dei più belli anche per il suo ottimo stato di conservazione. Alto circa 1 metro e sorretto da 8 colonne, è costituito da un lastrone di forma quadrata irregolare con un foro di circa 20 cm. Varie sono le teorie riguardanti la funzione di questo dolmen: secondo alcuni studiosi è stato costruito per funzioni religiose, secondo altri per studi astronomici. Durante il solstizio d’estate il foro è attraversato direttamente dai raggi del sole dando vita ad un fenomeno molto suggestivo. La zona che circonda il dolmen, comprendente alberi di ulivo e altre pietre “d’argento”, è stata recentemente riqualificata dando vita al PARCO NATURALE “LI SCUSI”.

Il Menhir “Monticelli”, scoperto nel 1951 e situato poco distante dal Dolmen “Li Scusi”, è un monolite di circa 1,80 metri e un tempo era probabilmente di dimensioni maggiori. Leggermente assottigliato verso l’alto, con la sommità anomala, è infisso su un interessante banco di roccia che affiora dal terreno.

A poche centinaia di metri è presente anche IL MENHIR SAN GIOVANNI MALCANTONE (ricadente nel territorio del comune di Uggiano la Chiesa) e I MASSI DELLA VECCHIA (situati nel comune di Giuggianello). Siamo circondati da luoghi senza tempo dove la pietra incontra mito e tradizione popolare. Sul territorio sono presenti anche frantoi e granai ipogei.

Passeggiando si possono scoprire i vari palazzi nobiliari. Una vera fortezza è considerato il Palazzo Ducale Venturi, munito di caditoie che servivano a difendersi dagli attacchi dei nemici. Di particolare valore artistico è il portone d’ingresso sul quale troneggia lo stemma dei Duchi Venturi, signori del feudo di Minervino. Molti anziani ricordano che in una delle nicchie ai lati del grande portone bugnato ci fosse un’effige con Sant’Eligio, protettore degli animali. Di recente questo palazzo è stato riportato agli antichi splendori grazie ai lavori di restauro ed è divenuto un Luxury relais hotel.

Palazzo Scarciglia risale al 1700 e possiede un bellissimo atrio. Presenta decorazioni floreali ed è arricchito da balaustre molto particolari. Il palazzo è addossato alla Chiesa madre e, fino alla metà del 1900, una delle sue stanze aveva una finestra che si affacciava proprio nella chiesa (tutto questo a testimonianza dei privilegi della famiglia che poteva assistere alla messa dalla propria casa). La finestra venne poi murata con i lavori di restauro della chiesa. Questa dimora d’epoca è attualmente utilizzata come bed & breakfast e al suo interno vi è anche un ristorante.

 

 

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